IN VIA DEI MATTI NUMERO ZERO

Ogni tanto nel palinsesto di RaiTre fa capolino questo programmetto musicale, condotto dalla coppia artistica e nella vita formata da Stefano Bollani e Valentina Cenni.

A scanso di equivoci, lo dico subito: a me il programma piace e lo guardo volentieri.

Con Via dei Matti n.0 in un manipolo di puntate da 20 minuti si fa un viaggio nella storia della musica, spaziando fra tutti i generi musicali, dalla classica al pop contemporaneo, dal blues al piffero oblungo della Boemia. Quindi quando dico tutti, dico tutti. Appaiono cantanti/cantautori e musicisti di ogni risma, da quelli di una certa notorietà ad altri che, all’annuncio, non sovvengono alla mente ma solo per nostra ignoranza: sono noti nel loro specifico settore e in fondo è anche bello dar loro visibilità.

Intanto, io gradisco molto Valentina, la sua esuberanza quasi bambina e la felicità nel parlare di arte e di musica. Ogni sera è lei a impegnarsi in un pippotto introduttivo frizzante. Quando mi capita di guardare il programma con mia madre, però, il commento che la Cenni riceve da parte sua, OGNI SANTA ESTENUANTE VOLTA CHE LE CADE LO SGUARDO SU DI LEI, è sempre lo stesso: MAMMAMIA QUANT’È SECCA QUESTA! SECCA RIMPALLITA! Lo dice proprio con disgusto, e hai voglia a dirle che è bella lo stesso (perché è molto bella e brillante). Se avete qualche complesso perché siete un po’ in carne, andata da mia madre e troverete soddisfazione con le sue crociate contro le secche rimpallite.

Non solo. A causa del suo entusiasmo e delle sue movenze un po’ vezzose, a volto da soubrette di teatro, madre l’ha soprannominata gne gne gne. Anche perché insiste a chiamare il compagno Stéfano, con la e chiusa, e anche questa peculiarità è regolarmente scimmiottata, al punto che alterna il soprannome gne gne gne con l’altro, Stéfana. Valentina, se mi leggi, non la sta a sentì.

In generale è proprio l’atmosfera che si respira dallo studiolo a budget ridotto che è amena e gradevole. Solitamente nell’intro iniziale si approccia un tema di giornata, consistente nel monologo di Valentina e di un dialogo con Stéfano, tema che poi viene sistematicamente tradito perché poi si mettono a fare 3-4 cantatine arrandom abbracciando tutto lo scibile musicale. Però è figo sentirli fasse ‘ste cantate casuali, come la riproduzione casuale di Spotify, solo libera da qualunque legame algoritmico: vanno di palo in frasca. All’ora di cena a reti semi-unificate c’è tanto materiale per farsi venire un fegato grande come una capanna: sentire Stefano e Valentina canticchiare allegramente al piano qualunque cosa è bello.

A seguire, solitamente c’è l’ospite di giornata. L’altro giorno era ospite questo musicista chiamato Alessio Bertallot, che a Sanremo è stato con gli Aeroplani Italiani con questa esibizione iconica (citata da Valentina), in cui ad un certo punto dell’esibizione lui e il suo gruppo si zittiscono spiazzando i bacucchi seduti in sala.

Dopo i convenevoli iniziali, Bertallot si è prodotto in un’esibizione parolibera con un violino insistente che l’accompagnava: gridava al microfono SONNO POESIA CANTO AZZURRO MONDO CIELO POESIA SOGNO VENTO CANTO AMORE DESIDERIO SOGNO…ma dove la trovate una roba del genere nella televisione generalista piena di cacca ben confezionata? Potrebbe sembrare una roba un po’ spiazzante, ma a me piace proprio l’idea di sentire queste libere esibizioni spiazzanti mentre addento pane e formaggio. Alessio did it again, è proprio il caso di dire: se non ci spiazza non è contento.

Come già detto, una costante del programma sono gli accostamenti arditi e improvvisi. Passano da Beethoven e i cantautori italiani a Er barcarolo va controcorente. In un’altra recente puntata, Valentina ha detto in apertura a Stefano: “Fondiamo la repubblica del jazz!”. Dopo una cantatella jazz, mi è parso proprio distintamente di sentire Anvedi ecco Marino la sagra c’è dell’uva, che proprio jazz jazz non è. Quest’anno sono fissati con la canzone romana, perché sempre uno di questi giorni i due piccioncini hanno eseguito al piano Semo gente de borgata dei Vianella. Fissa che si aggiunge a quella per la musica brasiliana, che ficcano in mezzo quasi sempre: bossanova, la ragazza di Ipanema, Toquinho…è bella eh, ma se la tematica iniziale dichiarata è, che so, il Circolo Polare Artico, loro una canzoncella brasiliana, anche in chiusura, spesso la piazzano.

Mi piace moltissimo anche l’enfasi con cui accolgono ospiti che, diciamoci la verità, conoscono loro e i parenti. Il contrabbassista slovacco. La pianista sudcoreana. Il suonatore di tamburi del Gabon. L’unico musicista mondiale a suonare i bicchieri della Nutella. Benissimo dar loro spazio, ma lo strillo e il saltino di Valentina nell’annunciarli crea questo sbalzo fra l’aspettativa e poi l’effettiva notorietà della persona. Ma dobbiamo pur sempre staccarci da questo mito del successo a tutti i costi: ben vengano i musicisti più appartati da conoscere.

Sia chiaro che non devono cambiare, che mi mettono allegria e che auguro lunga vita al programma. STÉFANO, continua così!

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