
Partiamo da questo skeet.
Ora, non posso valutare la base scientifica di quest’affermazione, ma voglio chiudere gli occhi e tornare ai miei 14 anni. 1999. Uno dei periodi più belli della mia vita, senza ombra di dubbio. Ero un adolescentello represso, complessato, ancora infantile, non allo stesso livello degli altri che lievitavano mese dopo mese sia in altezza che caratterialmente. Però ero tutto questo felicemente!
Che cosa vedo e cosa sento se chiudo gli occhi e mi rimetto nei panni del me quattordicenne? Non ho detto a caso “vedo” assieme a “sento”, perché a quell’epoca (EPOCA ?!?) la musica la dovevi spesso acchiappare in radio e su MTV, ti capitava (e che bello quando capitava) e non l’avevi sottomano, a parte per quei CD che tenevi nella stanzetta ma non troppi perché dopotutto stavi scannato e stavi appresso alle paghette dei genitori e poi se stavi troppo con le cuffie del lettore CD venivi cazziato a suon di DIVENTI SORDOOOOOOO. C’erano Daniele Bossari, Giorgia Surina, Camila Raznovich, Paola Maugeri e tutta la cricca, e grazie a loro respiravi un po’ di internazionalità anche nel chiuso della tua sonnacchiosa provincia. Quella era una televisione di livello ed innovativa, che infatti è praticamente sparita, sepolta dalla mediasettizzazione della qualunque. Ma molto probabilmente sto facendo parlare il quattordicenne.
A questo punto posso fare da cavia per l’affermazione scientifica espressa nello skeet e vado di ricognizione delle mie music related memories dei 14. Avranno irrimediabilmente segnato il mio profilo cognitivo? Vado di ricordi e puntualizzo che quest’elenco non è esaustivo in merito a successo o vendite effettive, né tantomeno alla qualità musicale dei brani che mi passano per la testa: seguo solo il flusso dei miei flash mentali.
Se cliccate sul titolo potete andare a vedere il video su YouTube. Prego.
SOMETIMES di BRITNEY SPEARS

Lei era ancora alla fase 1, non aveva ancora oltrepassato la fase 2 (quella della sexytudine imposta da contratto discografico) e fortunatamente era ancora lontana dalla triste fase 3 del declino. Quindi era ancora la liceale della classe accanto. In “Sometimes” raccontava di un amore tremebondo per uno che si era innamorato di lei, ma lei appena lo vede si nasconde, scappa, si spaventa, perché ha bisogno di tempo. Una profumiera livello professionale, o una deficiente, scegliete voi. Tutto ciò mentre armeggia con il binocolone senza sapere bene che cazzo stia facendo.
E tutto ciò coronato da un balletto sopra a ‘O MOLO (come direbbero in parti a me conosciute e in generale nel Centro Italia). E sempre come direbbero nel Centro Italia, ‘sta scopetta de Britney alla fine si spizza da lontano sto fighetto da telefilm per teenager senza mai agguantarlo perché c’ha sempre bisogno di tempo. Ad oggi, il video ha raggiunto 395 milioni di visualizzazioni. Hai capito la scopetta, ‘sto soldo de cacio.
Tratta da “Baby one more time”, l’albuN campione di incassi che tutto il mondo invidia (cit). Quest’albuN mi era stato registrato su musicassetta da una mia amichetta. Ricordo che questa registrazione era stata disturbata…dalla vibrazione del campo del cellulare, perché evidentemente l’amichetta aveva lasciato il cellularone della TIM vicino al registratore e stava ricevendo o una chiamata o un SMS. Mi sembra di parlare dell’età del bronzo.
Ricordo anche che con la stessa amichetta provammo a tradurre il testo con le nostre scarse conoscenze dell’inglese che ci trasmetteva la prof di origine francese (giuro). Ad un certo punto la canzone dice: Hope that you will wait for me. E noi traducemmo: spero che tu aspetterai per me. E ci chiedemmo: perché deve aspettà qualcuno al posto suo? E chi? La testa solo per separare le orecchie.
IF YOU BELIEVE e WE CAN LEAVE THE WORLD BEHIND di SASHA
Mi sono già soffermato in passato su questo bel teutonico su cui si sono appuntate alcune delle mie prime bufere ormonali, e a cui non posso che dedicare la copertina di questo post. Purtroppo per lui, il suo momento d’oro è durato nell’arco di queste due canzoni, e neanche troppo per la seconda. Decisamente più per la prima, che è diventata anche la colonna sonora di uno spot di una merendina per la colazione. Ne ha fatta anche un’altra, intitolata I feel lonely, un po’ reggae del discount. Ma viè qua che lenisco la tua crucca solitudine!
Peraltro, quando ho preso lezioni di canto, una volta ho proprio studiato If you believe, per allenare le note basse, essendo praticamente un sussurro per tutte le strofe. Insomma, Sasha torna sempre nella mia vita. Potrebbe ritornare anche ora.

Nel video del secondo brano, We can leave the world behind – una specie di gospel ogm modificato geneticamente – fa l’autostop, viene caricato da un beato motociclista, va al mare e si lascia il mondo alle spalle, insieme a un coro su una spiaggia a magnasse la sabbia col vento che li sferza. Questo video veniva mandato su MTV con-ti-nua-men-te per motivi ignoti, dato che si trattava di un secondo singolo di scarso successo dopo una hit importante. Ricordo come fosse ieri questa heavy rotation inspiegabile.
BLUE (DA BA DEE) degli EIFFEL 65
Pensate che questa canzone include anche una narrazione, uno storytelling. Non c’è solo l’onomatopea da ba dee da ba da, ma si racconta nelle strofe la storia di questo ragazzo che vive in un mondo blu e quindi è blue, perciò triste. Noi ci abbiamo messo qualche mese per capire l’associazione di significato mondo blu – tristezza diffusa (sempre merito della professoressa d’inglese di origine francese), mentre loro con questa scusa conquistavano il mondo con questo brano cippettone, ma che mi riporta a quell’epoca lì e quindi in uno strano gioco di associazioni, annessi e connessi ne ho persino un ricordo negativo che fa il giro e diventa positivo. Il video fa tantissimo grafica della Playstation 1. Altro ricordo positivo. Va a finire che Blue diventerà uno dei miei brani del cuore.

KISS ME dei SIXPENCE NONE THE RICHER
Questa delicata rock ballad dal tocco brit, in un’orgia di anglicismi, era onnipresente sulle onde radio e nelle rotazioni video di MTV. La frontgirl era una specie di Amélie ante-litteram che tanta simpatia ci faceva, solo che dopo questo pezzo sono spariti dalla circolazione, nonostante questo video così romantico e sognante. L’aggravante per noi italofoni specie regazzini era il nome del gruppo. Non ci abbiamo mai capito una fava e per noi era “Quella canzone di quella che fa kiss me, nana na nananaaa”…
OGGI SONO IO di ALEX BRITTI

Lui si era proposto all’attenzione delle nostre orecchie con brani easy listening come Solo una volta (o tutta la vita) e Gelido. Ci aveva deliziato con versi poetici come “Controlleremo se la luna è ancora gialla”. Lo vedevamo sempre con queste camicie a fiori e l’aria allegra, dopo aver abbandonato quell’aria da chitarrista session man un po’ tormentato. Aveva scelto la strada, dunque, della canzone facile e spopolava sui lidi.
Poi va fra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo, si mette il vestito buono, con la sua chitarra come coperta di Linus canta una ballatona che vocalmente lo mette persino in difficoltà. Sembra autolesionismo, ma alla fine vince. La canzone diventa un classico della musica italiana, con cui persino Mina si misurerà. Il passaggio da chitarrista on the road a canzonettaro estivo fino a cantautore più strutturato lo fece in breve tempo, bruciando le tappe: e all’epoca delle mie music related memories dei 14 ai lenti si ballava lo struggimento di Alex, le mie compagne di classe sospiravano sulle note di questo pezzo e si immaginavano in un futuro con un ragazzo più grande, che gli dicesse che si era innamorato di loro per davvero e non per provarci solo per portarle a letto nella loro prima notte d’amore, che per loro (credo) sarebbe avvenuta di lì a poco. Ma Alex che tradirà questa sua ispirazione per rimettersi a cantare Voglio restare tutto il giorno in una vascaaaa, però mi piaciiiiii, settemila caffè, ne ho bisogno perchééééé
UNFORGIVABLE SINNER – LENE MARLIN
Madonna quanto ci eravamo affezionati a questa cantantina scesa dai fiordi. Ma guardatela con questo cappellino da pescatrice dell’Artico al Festivalbar!

Ricordo che avevamo letto un articolo da qualche parte in cui veniva raffigurata in un villaggetto norvegese e pensavamo “ma che bella storia, questa scesa dalla montagna del sapone che ha successo in tutta Europa e si vede su European Top 20”. Il ricordo di quest’articolo era corretto perché su Wikipedia leggo: Lene è cresciuta dai tre ai sei anni nel villaggio di Stordalstrand, costituito da sei abitazioni, insieme ai genitori ed al fratello maggiore Rune. Che amore. Da Stordalstrand con furore. Pensate che orgoglio quei sei abitanti. Pensate, Lene a parte, a quei due oltre i tre della famiglia Marlin che l’orgoglio lo avevano settato di default.
Il suo pezzo lo consumai e lo imparai a memoria. E lo ricordo ancora, quindi si può ben parlare di strongest music-related memory.
WHEN YOU BELIEVE – MARIAH CAREY E WHITNEY HOUSTON
Queste due gigantesse della musica internazionale ci hanno scodellato questo duetto indimenticabile che ha scaldato i cuori del 1998-99.
Ma quello che mi ricordo io è la cover che periodicamente realizzavano due compagne di classe mettendosi a ricreazione sedute l’una di fronte all’altra, su due sedie smozzicate dal tempo e dai regazzini vandali. Una diceva: cantiamo When you belì? E l’altra si convinceva, e cantavano. Anche loro un inglese stentatissimo, ma creavano una piccola magia. Poi una delle due steccò clamorosamente ad un compleanno e non ne volle sapere più niente.
PRETTY FLY (FOR A WHITE GUY) – OFFSPRING

Ordunque, nel mio caseggiato e nell’edificio davanti ero circondato da fan degli Offspring. Alla fine per osmosi devo dire che ho un grande ricordo di un grande album, ovvero “Americana”, che ho ascoltato fino allo sfinimento e che mi costringerà a ricorrere ad Amplifon. Gli Offspring erano quella boccata d’aria trasgry che ci potevamo permettere nella provincia. Questo pezzo ci piaceva moltissimo e…quanto circolò attorno a me in quella finestra temporale dei 14.
C’è da dire che un altro brano veramente tirato che amavamo particolarmente era The kids aren’t alright, un pezzo energetico e molto up, ma contenutisticamente molto triste; cito da Wikipedia:
La canzone, scritta da Dexter Holland, fa riferimento ad una sua visita al quartiere in cui abitava presso Garden Grove (contea di Orange, California)
Ha visto alcuni suoi amici d’infanzia che sono rimasti colpiti da eventi spiacevoli come l’incontro con la droga o come siano rimasti vittime di esaurimenti nervosi e spiega in dettaglio come questo gruppo di amici d’infanzia si sia rovinato.
I quattro ragazzi — Jamie, Mark, Jay e Brandon — avevano tutti ottime potenzialità per vivere delle vite straordinarie ma ognuno di loro getta via la propria vita in un modo diverso.
Jamie rimane incinta e deve abbandonare la scuola superiore per crescere il bambino, Mark rimane per tutta la vita a casa dei suoi genitori suonando la chitarra e fumando marijuana, Jay si suicida e Brandon muore per overdose.
Siccome io sono tutt’altro che punk o post-punk e certamente non vivo in una contea californiana con rapporti disinvolti con la droga e gravidanze precoci, i miei amichetti vicini di casa dei 14 hanno avuto dei finali migliori. Uno ha avuto in realtà un discreto rapporto con la maria (niente di religioso o defilippico) ma poi ha smesso, l’altra organizza matrimoni, la terza è caporeparto in un supermercato. I ragazzi tutto sommato stanno benino.
