GIUDA GENTILE

Il ragazzetto non ce la farà. Il capo ha deciso: pollice verso, non supererà il periodo di prova. Purtroppo, anche per colpa sua (ma non solo), l’ha bollato come elemento di cui liberarsi e pare anche abbastanza determinata: se ne vuole disfare.

In una non drammatica call dell’altro giorno, in cui il cattivo gusto dominava, il vice-capo dietro richiesta del capo ha chiesto alle sue due vallette, la bionda e la mora, una relazione scritta in cui mettere nero su bianco le motivazioni che porteranno alla sua mancata conferma, e questa stessa relazione non sarà breve: ha dato diversi appigli per far scrivere. Approfittando del fatto che in questa call lui era assente, vice-capo + le due ancelle hanno fatto eco all’insofferenza del capo, dicendolo proprio a chiare lettere: ragazzetto avrà vita breve. Non è stato un granché annunciare tutto ciò in pompa magna: se la potevano sbrigà fra di loro.

Devo dire che da parte sua è stata una bella impresa, quella di non farsi benvolere. Il periodo di prova nella maggioranza dei casi viene superato, ma in lui convivono bambacioneria, ingenuità, paraculismo, solida consapevolezza dei suoi diritti e poco slancio verso i doveri. Ed inoltre, spiace dirlo, da diversi punti di vista ha dimostrato che… gnaa fa. Ci voleva così poco, acciderba. È sfortunatamente un immeritato stereotipo che cammina sui debosciati giovani di oggi. Anzi, deSbosciati, come direbbe un mio familiare.

Oggi ho dovuto passare diverso tempo con lui e niente, al termine della giornata non ho capito se sono stato affettuoso o se sono stato un giuda e una merda. Io purtroppo so cosa il destino riserverà per lui, e allo stesso tempo non spetta a me comunicarglielo, e allo stesso tempo bis non avrebbero dovuto neanche spiattellarlo a noi ultime ruote del carro prima della burocratica esecuzione, e allo stesso tempo tris mi/ci hanno messo in una situazione scomoda. Ciò non mi ha risparmiato dal sentirmi in colpa.

Ho provato colpa e ho provato tenerezza. In conseguenza di quest’ultima, gli ho offerto il caffè, l’ho ascoltato sfogarsi su un problema della sua famiglia, gli ho offerto due pizzette, gli ho offerto lo yogurt magro, l’ho aiutato al PC, ho cercato di essere sollecito. Lui però continuava a proiettarsi nel futuro di questo lavoro, sperando che il capo gli avrebbe accettato la richiesta di smart working (che in realtà ha originato sdegno e diaspprovazione). Che tristezza. Ma allo stesso tempo quater che scollamento fra lui e la realtà.

Gli devo anche qualcosa. Verso fine giornata, mi ha fatto superare una mia tara psicologica. Il timore delle vespe. Ho ammazzato per lui una vespa. Ne aveva più paura di me. Forse ho capito che se sento la responsabilità di essere il più grande e soffoco l’adultescente che è in me, allora domino le mie emozioni negative. Ho preso un foglio A4 e ho provveduto all’esecuzione schiacciandola. Ho provato dispiacere anche per lei.

Insomma, sono stato affettuoso con lui, cosa che non sempre mi riesce bene. Ho spremuto qualche miasmo di spirito paterno, ho fatto un bello sforzo. In definitiva, però, il dubbio permane: sono stato un giuda? Sono stato un cucciolone? Sono stato una merda? Sono stato un cuoricione? Sono stato un coglione? Sono stato un falso? Sono stato comprensivo? Sono stato senza cuore? Sono stato stupido?

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